L’intervento di trasformazione in albergo del fabbricato che ospitava gli uffici e gli sportelli della Banca Popolare di Novara, vicino a campo San Luca, è il risultato di un percorso progettuale che ha affrontato due passaggi fondamentali, ossia la lettura del testo edilizio e delle sue successive trasformazioni negli anni, e la ricerca di un linguaggio architettonico volto all’inserimento della nuova funzione attraverso scelte stilistiche ben precise.
Il primo passaggio si è concretizzato nella ricerca e la rilettura delle varie trasformazioni interne ed esterne di un edificio che, seppur esistente nella sua conformazione e nel suo inserimento urbano fin dal XVI secolo, ha subito radicali cambiamenti proprio negli ultimi cinquant’anni e proprio in conseguenza della sua precedente funzione di edificio ad uso direzionale.
La ricerca storica ha quindi evidenziato due passaggi fondamentali, il primo consistente nelle trasformazioni interne per l’ottimizzazione degli spazi da adibire ad uffici, operata secondo i progetti dell’ing. Ruggero Ravà nel 1964 e nel 1965, il secondo che trova il suo compimento nelle trasformazioni dei prospetti su calle del Forno e su calle del Carbon a seguito dei progetti dell’arch. Mirko Artico. Proprio quest’ultimo passaggio ha costituito un tema fondamentale nell’approccio progettuale, poiché si e trattato di misurarsi con un disegno delle facciate, e in particolare delle forometrie del piano terra, fortemente caratterizzato e oggetto di molte discussioni negli anni (non senza forti polemiche) ma che ormai costituiva un’immagine consolidata del tessuto veneziano. Ecco quindi un primo passo dello sviluppo progettuale che ha optato per una rilettura delle facciate, mantenendo l’integrità della forometria dei piani superiori, caratterizzati da semplici fori finestra ritmati, e operando con una sorta di pulizia dei fori del piano terra e prevedendo quindi la rimozione dei tanto discussi elementi in metallo ricurvi e la conservazione degli architravi in pietra d’Istria, fortemente caratterizzanti il ritmo della facciata. In tal modo la facciata, specie quella considerata come principale su calle del Forno, ha acquistato una certa serenità e leggerezza.
La rilettura del testo edilizio interno si è invece rilevata più semplice nell’ottica dell’inserimento della nuova attività alberghiera. L’organizzazione degli spazi e delle distribuzioni interne ben si prestava al cambio di utilizzo e all’impostazione tipicamente alberghiera organizzata sulla centralità del corridoio e sul taglio delle camere.
Di fatto, operata anche in questo caso una pulizia interna con la rimozione delle partizioni funzionali agli uffici, la situazione si presentava alquanto favorevole, in quanto la struttura, completamente rivisitata negli anni ’60 e costituita da una telaio in cemento armato, si prestava ad un ridisegno degli spazi tutto sommato libero.
Il progetto, nel rispettare le regole del buon funzionamento di un albergo, e quindi quella grammatica di equilibrio tra comfort e spazialità delle camere, facilità di circolazione all’interno della struttura sia per i clienti che per il personale di servizio, nonché organizzazione ottimale degli spazi definibili come “back of the house” (locali tecnici, centrali, retro cucine, ecc.), ha puntato sulla valorizzazione di taluni elementi esistenti, primi fra tutti le terrazze in copertura e i terrazzini al terzo piano, fondendoli con l’inserimento di nuovi elementi quali la scala principale, che ripropone un motivo ricorrente in altri progetti nell’utilizzo di materiali leggeri come il ferro e il vetro.
Infine gli spazi comuni: concentrate al piano terra dell’edifico, le funzioni principali di accoglienza dei clienti, la hall e la reception, e l’area bar, hanno dovuto confrontarsi con l’esiguità dello spazio disponibile, dato che ha questo piano il sedime dell’edificio è occupato da altre attività. La soluzione si è concretizzata nel disegno di uno spazio aperto, incentrato sulla spazialità della hall e su un disegno simmetrico dei due ascensori e della rampa di invito della scala, la trasparenza delle vetrate, liberate dagli elementi in ferro e un sistema di arredi, completano l’armonia dell’intero sistema spaziale, consentendo al cliente che arriva nell’albergo di entrare in uno spazio riconoscibile, ordinato, ma non opprimente.
In definitiva un progetto che nello svolgere il tema della progettazione dell’albergo, con tutte le sue implicazioni tecniche e organizzative, si è misurato con un contesto fortemente connotato, in una parte della città particolarmente in vista, che ha richiesto scelte precise e l’attenzione verso elementi esistenti che andavano opportunamente analizzati. |